Videosorveglianza cinese, e adesso?

“Tanto tuonò che piovve” è la frase attribuita a Socrate, usata qualche volta per sottolineare l’ovvietà di un evento che accade dopo tanti segni premonitori, che ben si presta per commentare la pioggia di servizi televisivi e giornalistici di queste settimane sulla “scoperta” che l’Italia sia imbottita di telecamere di dubbia sicurezza informatica, fabbricate da aziende cinesi accusate di violazioni dei diritti umani.

Si tratta in realtà di un problema venuto a galla almeno nel 2016, con ben due interrogazioni al Parlamento italiano nel 2017 sull’opportunità di impiegare quelle telecamere nella nostra PA e il blocco nel 2018 delle forniture alle sedi governative deciso dal parlamento US.

Le motivazioni di allora erano le stesse che adesso fanno tanto scalpore anche da noi:
1. la questione etico/politica delle forniture al governo cinese di soluzioni per la sorveglianza e l’oppressione della minoranza musulmana degli Uiguri nella regione dello Xinjiang
2. il sospetto che le telecamere installate nei siti sensibili occidentali possano consentire “comode” azioni di spionaggio da parte dell’intelligence cinese o di altri soggetti indesiderati.

La prima motivazione sembra in realtà strumentale, dal momento che nessun paese occidentale dovrebbe permettersi di scagliare la prima pietra per questioni relative ai diritti umani. Sorge piuttosto il dubbio che sia una buona scusa per togliere di mezzo telecamere e dispositivi vari che solo adesso si è scoperto poter essere pericolosi, dopo averli acquistati per anni per i prezzi inarrivabili senza mai porsi alcun problema di morale nè di sicurezza (leggi).

Ora chi ha il compito della sicurezza nazionale in Italia si starà occupando dei rischi di spionaggio a livello governativo, ma il vero problema è che tutti hanno capito che centinaia di migliaia di dispositivi installati in siti sensibili, spazi pubblici, aziende e abitazioni private potrebbero esporli quanto meno agli attacchi di qualsiasi hacker a caccia di dati personali, informazioni aziendali riservate, riscatti, boicottaggi ecc.

È dunque indispensabile avere al più presto indicazioni attendibili su cosa fare dal momento che, oltre ai giganteschi problemi di sicurezza (finalmente) sollevati, un’intera filiera di professionisti - distributori, progettisti, installatori - deve capire cosa poter proporre ai propri clienti senza correre rischi di denunce, cause e risarcimenti, mentre migliaia di utilizzatori, che si trovano pieni di telecamere e dispositivi vari di dubbia sicurezza, si chiedono se continuare ad usarli o doverli smantellare più in fretta possibile.

Clicca qui sotto per scaricare l'editoriale di essecome online 3/2021:

Download pdf
#essecome #videosorveglianza #IoT #cybersecurity

errore