Digital Bonus per la fibra negli edifici, una buona idea mal costruita

Un emendamento alla Legge di Bilancio introduce un bonus fiscale per accelerare il processo di aggiornamento degli impianti di telecomunicazione degli edifici esistenti, ma finisce per tracciare un sistema "schizofrenico" che non tiene conto della normativa esistente.

L’emendamento, di cui si sta discutendo molto in questi ultimi giorni tra presunte bocciature e previsti ripescaggi, nella redazione licenziata dalla Commissione andrebbe ad inserire di fatto un nuovo articolo al testo di Legge, il 12 bis, denominato “Digital Bonus”, articolato in 6 commi.
Più o meno equivocando, alcuni articoli comparsi lasciavano intendere che si intendesse estendere la validità del noto Ecobonus 110% ai lavori di adeguamento e rinnovamento degli impianti verticali di telecomunicazione degli edifici, inserendoli tra quelli “trainati”. In realtà, a ben leggere l’articolato dell’emendamento, per ora non si tratta di questo, e l’equivoco probabilmente è sorto dal fatto che si adotta analogamente all’Ecobonus la percentuale “magica” del 110%.
Fin dalle prime righe si comprende che lo scopo del legislatore è più ampio, ovvero mettere a punto un bonus fiscale tale da dare una forte accelerazione al processo di aggiornamento degli impianti di telecomunicazioni negli edifici esistenti, partendo dal dato inequivocabile che proprio la connettività costituirà un asset fondamentale anche del cosiddetto Recovery Fund e che i ritardi della rete italiana sono noti.
L’emendamento approvato dalla Commissione, infatti, punta esplicitamente alla “realizzazione di infrastrutture fisiche interne adatte al passaggio di cavi in fibra ottica per la costruzione di reti di comunicazione ad alta capacità”.
L’aliquota prevista è, appunto, il 110% con un tetto di 1.000 euro per ogni unità immobiliare.

Leggi l'articolo di Luca Baldin pubblicato su Agenda Digitale

 

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