Gara Consip Videosorveglianza 2, miracolo autentico o miracolo all’italiana?
editoriale 2 di essecome n. 1/2022
Nell’editoriale del 17 febbraio ci chiedevamo come si sarebbe risolto il problema innescato dalla richiesta da parte di Consip, a gara conclusa, delle certificazioni sulla sicurezza dei firmware aggiornati e conformi ad ONVIF dei dispositivi offerti dagli aggiudicatari della gara Videosorveglianza 2 da 65 milioni, certificazioni ovviamente impossibili da produrre dal momento che i produttori di quei firmware erano stati sospesi da ONVIF fin dal 31 marzo 2020.
Di conseguenza, gli aggiudicatari si sono dovuti mettere alla ricerca sul mercato mondiale di altri dispositivi in linea con i requisiti del bando di gara, con firmware conformi adesso ad ONVIF ed agli stessi prezzi. Praticamente, una “mission impossible”.
Invece, all’inizio di marzo si è sparsa la voce che un piccolo produttore italiano si sarebbe fatto avanti offrendo telecamere e registratori a proprio marchio con le caratteristiche tecniche richieste, a prezzi allineati e, soprattutto, con i firmware conformi ad ONVIF.
Un autentico miracolo che, se fosse confermato, renderebbe felici tutti!
Consip, perché potrebbe finalmente considerare conclusa la complicata gara Videosorveglianza 2 senza dover modificare le previsioni di spesa del 2018; i cittadini, perché i soldi pubblici verrebbero spesi oculatamente per acquistare prodotti certificati come sicuri; gli aggiudicatari, perché non dovrebbero sostenere costi maggiori per avere quei prodotti; il produttore italiano soprattutto, perché farebbe l’affare della sua vita.
Ci sarebbero però alcune cose da chiarire, partendo da una premessa.
Tutti sanno che da anni nessun produttore occidentale costruisce in casa dispositivi elettronici di qualsiasi genere, per il semplice motivo che è impossibile competere sul mercato globale con i produttori orientali.
Di conseguenza, alcuni vendor occidentali fanno fabbricare in Oriente la mera parte fisica dei dispositivi mantenendo in casa la progettazione, lo sviluppo dei software/firmware e il controllo della qualità, mentre altri si limitano ad assemblare e rimarchiare hardware e software fabbricati e sviluppati da produttori orientali, il cosiddetto mercato OEM.
Nella videosorveglianza in particolare, i costruttori cinesi hanno conquistato anche questo mercato, equipaggiando una buona parte delle telecamere con marchio occidentale.
Non a caso, il Governo americano nel 2018 ha messo al bando anche i prodotti OEM dei vendor esclusi dalle forniture governative, sempre per gli stessi motivi di sicurezza nazionale e di mancato rispetto dei diritti umani, mettendo di fatto in discussione l'affidabilità dell’intero mercato OEM.
Pertanto, prima di stappare lo champagne, Consip e gli aggiudicatari dovrebbero forse fare qualche verifica, a tutela di tutti. Sarebbe, ad esempio, importante sapere:
1. Se le tecnologie a bordo delle telecamere e dei registratori proposti da questo produttore italiano sono:a) di produzione propria; b) di un altro vendor
2. In qualsiasi caso, il firmware da chi è realmente sviluppato e mantenuto? Se fosse un vendor nella black-list di ONVIF, cosa direbbe Consip?
3. Come mai questo produttore italiano è comparso sulla scena adesso, depositando sul sito di ONVIF solo a fine febbraio la dichiarazione di conformità dei firmware?
4. Sono stati fatti i penetration test richiesti da Consip? Con quale esito?
Oltre a questi aspetti, sarebbe necessario conoscere anche le garanzie patrimoniali e organizzative che può offrire agli aggiudicatari della gara Consip, alcuni dei quali sono colossi multinazionali, un fornitore che, da quanto si può presumere, moltiplicherebbe per svariate decine di volte il proprio fatturato se l’operazione andasse a buon fine.
Da parte nostra, saremmo felicissimi se questa vicenda si dimostrasse, per una volta, un bel caso di “made in Italy” per una fornitura di tecnologia alle Pubbliche Amministrazioni del nostro paese. Non vorremmo si trattasse, invece, di un meno bello “miracolo all’italiana”.
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