Istituti di vigilanza, quale futuro dopo la pandemia? L'allarme del presidente di Federsicurezza
Lugi Gabriele, presidente di Federsicurezza, la Federazione delle imprese di servizi di sicurezza aderente a Confcommercio, lancia un allarme sugli effetti del blocco delle attività economiche a causa della Covid-19 e dei provvedimenti annunciati dal Governo per la ripartenza.
Il comparto è formato da circa 1.500 imprese che occupano oltre 150.000 lavoratori tra guardie giurate armate e operatori non armati per un fatturato stimato di oltre 7 miliardi di euro.
Un settore "labour intensive" che ha assicurato servizi essenziali per la collettività anche durante il blocco totale, come il trasporto del denaro per rifornire gli uffici postali e i bancomat, il presidio delle strutture ospedaliere, delle Infrastrutture critiche e degli edifici industriali chiusi, il distanziamento sociale nei supermercati.
"Corona Virus. Il nuovo nemico, il nemico per eccellenza di questo momento.
Come affrontarlo, come drenarlo, come conviverci, come debellarlo?
Bene, come sempre non c’è due senza tre.
Avevamo come nemico accertato il male endemico di questo comparto, come nemico sofferto un mercato dislessico. Adesso chiudiamo il cerchio con il nemico invisibile che, per altri versi risponde alla sigla "Covid 19".
Questo per la scienza.
Per noi, piccola, ma poi non tanto, parte dell’imprenditoria privata, si legge, come per tutti peraltro, Conte Vive Decretando.
Così, mentre un imprenditore moderno non può esimersi dal prestare attenzione, nello svolgimento del suo lavoro e nel confronto con la possibile committenza, ad una magari impietosa, però dovuta, “analisi finanziaria” del rischio contrattuale, il Capo del Governo, definizione più calzante di quella di Presidente del Consiglio dei Ministri, molti dei quali hanno vista, pur nella infelice congiuntura, confermata la propria “virtualità”, l’Avvocato, con un occhio, quello presbite, guarda alla percentuale dei consensi, con l’altro, quello miope, non vede il progredire, magari ancora lento, però costante, dello smottamento della capacità di resistenza del tessuto sociale.
In teoria siamo bagnati fino alle ossa da una pioggia di miliardi che, a vario e svariato titolo, sembrano scendere sui cittadini.
Nella realtà pratica, le tasche dei sudditi, imprenditori come prestatori d’opera, si avviano ad essere, se già non lo sono, deserticamente asciutte.
Possiamo però, pur senza poter dir Messa, fare appello al sistema bancario, quello italiano poi, perché faccia un atto d’amore…
Allo stato, questo significa, salvo convincente spiegazione contraria, che possiamo indebitarci per pagare i debiti, ottenendo elargizioni compresse dai soliti passaggi burocratici, risucchiate in rinegoziazioni di linee di credito già esistenti e rischiando, alla faccia della garanzia di Stato, di trovarsi poi, alla fine della fiera, nel noto elenco dei “cattivi pagatori”.
Abbiamo all’orizzonte un colorato arcobaleno di “sospensioni” che, alle rispettive pressoché immediate scadenze, non si sa come verranno affrontate da una economia non ferma, ma bloccata, da operatori non liquidi ma in liquidazione, da cittadini divenuti popolo stremato.
Come, ad esempio, si possa pagare una doppia o tripla scadenza IVA non avendo nel contempo potuto produrre reddito è tutto da scoprire, a meno che, nel decorso del termine di rateizzazione concesso con magnanimità, si generi un volume d’affari nuovo tale da consentirlo... ma come, in un mercato fermo?
L’unica cosa che sembra cominciare a funzionare è la catena di Sant’Antonio a rovescio: io non pago tanto Tizio non paga perché Caio ha già smesso e Sempronio ha chiuso.
Guardando più da vicino la fantomatica Filiera della Sicurezza, comparto che paradossalmente, pur in presenza di settoriali flessioni, potrebbe veder espandere la propria necessitata sfera di attività, inciampiamo nel rapporto con l’Istituzione tutoria che, da tenace cultrice di Filippo Tommaso Marinetti, si è manifestata anticipatrice della ora dovuta pratica del distanziamento sociale, avendo declassato il comparto ed il suo sistema di rappresentanza al rango di indirizzo di una mailing list beneficiaria di circolari ermetiche, senza tempo, meglio se destinate agli eredi dei decrittatori della Stele di Rosetta!
E questo invece di farsi parte attiva nel supportare la nostra attività, nella sua ancor più attuale indispensabilità, senza prestare attenzione alle mutate esigenze di sicurezza, sempre più complesse ed interdipendenti, senza metter finalmente mano alla ineludibile necessità del riconoscimento dell’ampliamento delle possibilità di intervento dei nostri operatori, senza dare finalmente respiro ad una categoria pur socialmente benemerita , ma della quale sembra non importi più di tanto a nessuno.
Senza pensare neanche lontanamente, e nelle pandette che fioriscono sul Viminale l’argomento non compare, al possibile implementarsi di un abusivismo strisciante assai pericoloso, ancor più in tempi di forte disagio sociale e, quindi: regolamentiamo ad oltranza quanto già è imbrigliato spesso inutilmente!
Intanto, vedi Roma, qualche amministrazione comunale, in vista della “ripartenza” (scusate, ma quando c’è stata la prima partenza…?) a proposito di controlli sul distanziamento sociale in tema di mobilità urbana, dice che non sa come fare...
Abbiamo però, ironia della sorte, solo 99 codici Ateco, forse meglio Azteco…, buona parte dei quali cabalistici.
Peccato non essere arrivati a 100, in un contesto nel quale abbiamo fin qui digerito 231 provvedimenti legislativi sotto l’ombrello protettivo di credo 450 esperti suddivisi nelle quindici task force nominate dal Grande Comunicatore.
Peccato, per tornare a noi, non aver pensato a semplici sgravi fiscali per chi deve, non solo vuole, dotarsi di strumenti supplementari, quando non sostitutivi, di sicurezza.
Peccato non aver pensato ad una riduzione di una aliquota IVA sempre ai massimi, come già accade per altri settori forse meno socialmente indispensabili come il nostro.
Peccato vedere come la politica dei "Mille Occhi sulla Città" abbia finito per divenire cecità sul comparto.
Peccato, per sana autocritica, che persista il male endemico citato in apertura, pur avendo avuto modo di vederne il fallimento politico, insito nella fola dell’uno vale uno...
La speranza, però, è l’ultima a morire.
Per questo. decidiamo di tornare a fare Politica di comparto.
Per questo, avendo dovuto subire la data del 4, preferiamo scegliere di celebrare il 5 Maggio..."
Luigi Gabriele - Presidente Federsicurezza
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