Seconda storia distopica: il golpe degli oligarchi

editoriale di essecome

Era quasi giorno quando Wulthan, l’ufficiale di picchetto in servizio al Dipartimento della Polizia Privata, ricevette nel modulo cerebrale il comando di bloccare tutti gli ingressi del palazzo.

L’androide trasmise l’ordine ai miliziani della World Security Corporation che sbarrarono dall’interno gli enormi portoni blindati, mentre nel piazzale davanti all’ingresso principale e nei viali del parco le truppe da combattimento, arrivate nella notte con i droni da trasporto con le insegne della WSC, prendevano posizione con le armi pesanti, pronte a respingere i delegati del partito popolare se fossero arrivati per prendere possesso del Dipartimento.

I popolari avevano vinto per una manciata di voti le elezioni politiche planetarie e quel giorno avrebbe dovuto esserci il passaggio dei poteri ma il COSMOC, il partito ultraconservatore degli oligarchi, i padroni delle corporazioni che avevano sostituito le strutture pubbliche, si era rifiutato di riconoscere la sconfitta.

Prevedendo il risultato negativo, il presidente del COSMOC aveva preparato un piano per impadronirsi delle sedi governative della capitale, in particolare del Dipartimento della Polizia Privata con le centrali operative che sovraintendevano ai sistemi di controllo planetari e i data center nei sotterranei con i segreti più incresciosi degli oligarchi “da usare solo in caso di bisogno”, aveva detto sghignazzando. Per questo motivo aveva fatto appaltare, in tempi non sospetti, il presidio degli uffici pubblici alla WSC, una società di sicurezza di proprietà di un oligarca suo intimo amico, sostituendo la polizia governativa con il pretesto di ridurre i costi e di recuperare unità altamente istruite.

La Terra era sull’orlo di una guerra civile, dopo anni di liberismo sfrenato solo i ricchi potevano permettersi le cure mediche o di far studiare i figli mentre il popolo era ridotto in miseria. Chi poteva fuggiva nei territori abbandonati di campagna e di montagna unendosi alle bande ibride di umani e androidi che vivevano in comuni coltivando i campi e allevando animali, fuori dal raggio d’azione delle centrali della polizia privata. Chi era invece rimasto nelle città, lavorava al servizio delle corporazioni o viveva di espedienti come lo spaccio al mercato nero di chip truccati che gli androidi usavano per drogarsi o di protesi intelligenti che aumentavano le capacità sensoriali degli umani.

L’aumento dei prezzi dell’energia elettrica imposti dal nuovo gestore dopo l’ultima privatizzazione aveva scatenato la rivolta nelle banlieue di tutto il pianeta, con scontri tra bande di insorti e i corpi speciali delle corporazioni che provocavano ogni giorno decine di vittime, incendi e distruzioni fino a quando il Consiglio Supremo dei Saggi Universali stabilì la ricostituzione di un parlamento attraverso elezioni democratiche.

A metà mattina, Wulthan vide dai monitor della sala operativa il corteo entrare nel parco con i delegati del partito popolare in testa diretti verso il palazzo. Erano tutti disarmati ma all’improvviso i miliziani puntarono i cannoni laser ad alzo zero e una voce metallica ordinò di allontanarsi immediatamente. Prima ci fu un mormorio di paura poi si alzò il grido “Libertà, libertà!” e la testa del corteo si mosse verso il Dipartimento.

Tutti si aspettavano l’inizio del massacro ma i miliziani prima rimasero immobili poi, tra la sorpresa generale, assunsero la posizione disattivata senza tirare un colpo.

Wulthan era riuscito all’ultimo istante a lanciare il comando di blocco dalla sala operativa dopo aver messo fuori uso gli operatori della WSC, agendo secondo gli schemi etici imparati in Accademia dove era stato programmato come ufficiale della Polizia Governativa. Gli avevano insegnato che non si doveva sparare contro chi era disarmato ma anche che la sicurezza è un diritto di tutti, non di pochi. Quando venne assegnato al Dipartimento, non gli sembrò giusto che le guardie governative fossero state sostituite dalle milizie private per la sicurezza del palazzo e quel giorno vide quali rischi potevano derivare per la democrazia.

Quando uscì dal portone principale per accogliere i capi della coalizione popolare, venne accolto con un’ovazione dalla folla festante mentre il presidente del COSMOC guardava ammutolito la scena da uno schermo della sala comando dell’astronave della WSC, decollata dalla capitale per portarlo in salvo su un altro pianeta.

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