Un New Deal per la sicurezza, che sia la volta buona?
editoriale di essecome
Forse qualcuno ricorda che, a conclusione dell’edizione 2021 della fiera SICUREZZA, avevamo organizzato una tavola rotonda con i rappresentanti delle associazioni di tutta la filiera per discutere di un possibile “New Deal per la sicurezza”, intendendo un patto trasversale per difendere la professionalità e la qualità dalla prepotenza degli uffici acquisti dalla cecità degli appalti al massimo ribasso ma anche dalla concorrenza sleale che colpivano indistintamente sia i fornitori di servizi che di tecnologie.
Qualcuno suggerì di scrivere una “carta etica” tra persone di buona volontà, qualcun altro di trovare il modo per informare gli utilizzatori sui rischi degli acquisti incauti, altri ancora di costruire un albo di fornitori virtuosi. Tutti condivisero tutto ma al momento non si fece nulla per i soliti problemi di governance che da sempre impediscono al settore di presentarsi in modo unitario alle istituzioni ed al mercato.
Ma dal momento che i problemi non si risolvono da soli, le criticità sono andate a peggiorare.
Come tutti ricordano, nell’estate del 2023 la Procura di Milano ha commissariato alcune delle più importanti società di sicurezza per “caporalato” a causa degli scandalosi salari imposti ai lavoratori dei servizi non armati (fino a quel momento privi di regole e di tutele), per poter partecipare alle gare di appalto al massimo ribasso indette sistematicamente dalla committenza pubblica e privata. Tra la pressione dei magistrati, il ludibrio della stampa e i fischi dell’opinione pubblica, le aziende della vigilanza hanno dovuto riallineare precipitosamente il CCNL sobbarcandosi aumenti record del costo del lavoro fino al 50% a regime, che oggi stanno penando a farsi riconoscere da quella stessa committenza che li aveva costretti a sottopagare i lavoratori e perfino a eludere fisco e previdenza per mantenere i posti di lavoro.
Sul versante delle tecnologie, solo nel 2024 la UE si è finalmente accorta che le IC dell’Unione sono imbottite di dispositivi per la sicurezza prodotti in estremo oriente e venduti sottocosto con il sospetto sostegno di governi curiosi dei fatti altrui. Ormai sono installate milioni di telecamere che riprendono uffici pubblici, aziende e persone senza alcuna garanzia di utilizzo non autorizzato delle immagini e si è appena appreso che oltre 180 stazioni appaltanti di tutta Europa hanno acquistato e messo in opera scanner per il controllo radiogeno in porti, aeroporti, stazioni ferroviarie ecc. forniti da un produttore partecipato dal governo cinese.
Situazioni che comportano gravi rischi per i cittadini, per le aziende e le istituzioni di tutta Europa, causati in questo caso dalla palese incompetenza del procurement, impreparato a comprendere che la sicurezza non è compatibile con il minor prezzo. Di fronte a questa situazione, rappresenta una svolta l’avvio del progetto formativo per i responsabili degli acquisti della P.A. (i RUP) in tutte le materie della sicurezza con il coinvolgimento delle associazioni più rappresentative di ogni comparto, coordinate da securindex quale entità di collegamento super partes. Lo scopo è semplice: mettere a disposizione di coloro che stendono i capitolati per gli acquisti della P.A. le regole di riferimento di ogni comparto da introdurre tra i criteri di ammissione alle gare e di valutazione delle offerte, andando così a rimettere il sistema sulla strada della correttezza.
Lo scopo è semplice: mettere a disposizione di coloro che stendono i capitolati per gli acquisti della P.A. le regole di riferimento di ogni comparto da introdurre tra i criteri di ammissione alle gare e di valutazione delle offerte, andando così a rimettere il sistema sulla strada della correttezza.
Sarà un impegno gravoso ma forse questa volta riusciremo a realizzare, tutti insieme, un progetto utile per la collettività e per tutta la filiera, nella sostanza quel “New Deal ” che avevamo proposto a SICUREZZA 2021.
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