Verso il riordino della sicurezza privata? Il punto di Confedersicurezza

Ai problemi strutturali che affliggono la vigilanza privata si sono aggiunte in particolare durante la pandemia le “invasioni di campo” da parte delle associazioni di volontari per la protezione civile nei servizi di vigilanza, che sarebbe stata favorita da circolari emanate dal Minint nel 2017 e nel 2018. La posizione di Luigi Gabriele, presidente di Confedersicurezza.

In occasione del convegno “Gli abusi nella sicurezza privata” organizzato da AISS lo scorso 23 novembre, è stato affrontato il problema della “invasione di campo” da parte delle associazioni di volontari per la protezione civile nei servizi di sicurezza di pertinenza dei soggetti autorizzati ex art. 134 del TULPS, che sarebbe stata favorita da circolari emanate dal Ministero dell’Interno nel 2017 e nel 2018 a seguito degli incidenti di Torino del giugno 2017. Qual è la posizione di Confedersicurezza in materia?
Valutiamo senz’altro positivamente il dato emerso dal convegno del 23 novembre relativamente alla necessità, a quanto pare da tutti presa finalmente in considerazione, di ritenere quanti comunque operano nel campo della prestazione di servizi di sicurezza “componenti di un’unica filiera” visto che, per quanto ci riguarda, ci siamo fatti portatori di questa istanza in splendida solitudine, all’epoca avversata pressoché da tutti, OO.SS comprese...
Non è mai troppo tardi, anche se, alla San Tommaso, ci viene da dire “se non vedo non crederò”!
È normale, crediamo, conservar qualche dubbio, visto che si va in un range che va dalla ricerca della legittimazione, cosa comprensibile, al reiterato uso di nebbiogeni lessicali che nascondono la volontà mai negata di difendere la più genuina “conservazione”...
Staremo a vedere, noi ad inizio anno torneremo sul tema con evidenza.

Come valuta l’ipotesi emersa a quel tavolo di una riorganizzazione del sistema normativo della sicurezza privata che prenda in considerazione tutte le componenti della filiera?
La pur necessaria riorganizzazione normativa del comparto, altro chimerico cavallo di battaglia, che però, quando sembra scendere in pista per prendere la corsa, determina patemi e preoccupazioni e conseguente incardinamento di commissioni di saggi che si lanciano in sofisticate analisi semiologiche atte a decidere di non decidere e che non fanno mai neanche sgambare il povero cavallo, riteniamo sia di là da venire.
E questo non soltanto per quanto precede, ma anche perché l’interlocutore istituzionale di massimo vertice sembra ormai certo che ignori de facto, quindi figuriamo de iure condendo, che questo comparto esista e possa aver funzioni vitali da monitorare con volontà costruttiva.
Temiamo quindi che questo sia un problema che va in parallelo con la scelta del Capo dello Stato, atteso che prima del cambio sarà difficile che il citato attuale interlocutore istituzionale venga “toccato” dalla grazia e si accorga di noi.

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