Dalla sicurezza alla valorizzazione: Gli spettacoli a sostegno dell’economia dei territori. L’esempio de La Fenice
Andrea Erri, Managing Director della Fondazione Teatro La Fenice, porta l'esempio del teatro veneziano con gli sforzi per garantire la sicurezza di spettatori, artisti e tecnici ripartendo con gli spettacoli dal vivo.
In che modo La Fenice ha garantito al proprio pubblico la fruizione degli eventi musicali e della parte museale da quando è iniziata la pandemia?
Dopo il lungo periodo di quarantena, che per il Teatro era iniziato dal 23 febbraio 2020, il DPCM del 17 maggio 2020 (integrato dal successivo dell’11 giugno) conteneva le prime disposizioni per la ripresa delle attività a partire da metà giugno: da questa data gli spettacoli aperti al pubblico si sarebbero svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati (doveva essere assicurata una distanza interpersonale di almeno un metro sia tra il pubblico, sia tra gli artisti); il numero massimo di spettatori veniva fissato in 200 per spettacoli in sala al chiuso.
A livello territoriale, l’ordinanza n. 59 del Presidente Zaia del 13 giugno 2020 ha previsto, per il settore cinema e spettacoli, un numero massimo di spettatori in relazione alla capienza della struttura, che ha consentito di incrementare a 350-360 posti i posti utilizzabili nel nostro Teatro.
A seguire, abbiamo messo a punto un protocollo di sicurezza operativo e un progetto speciale di riapertura (approvato dalla competente Autorità Regionale) finalizzato a consentire la predisposizione di un ciclo di spettacoli con presenza di pubblico, adottando le misure di prevenzione e di controllo pandemico, sia del pubblico in sala, sia del personale interno ed esterno.
Per l’individuazione delle misure di sicurezza anti-contagio da implementare è stato compiuto un lavoro di analisi dell’attività nel suo complesso e una valutazione del rischio di tutti i singoli comparti, elaborando un nostro protocollo, seguendo, in tal senso, anche le best practice in settori analoghi...
Guarda il video degli interventi di Andrea Erri alla tavola rotonda del 4 marzo