Rapina di Castelvecchio, Sicuritalia risponde a Tosi
Sicuritalia comunica che nel contratto di vigilanza al Museo di Castelvecchio “non sono previste forme di avviso o di comunicazione in caso di mancato inserimento dell’allarme negli orari convenuti”, come avrebbe accertato il GIP Giuliana Franciosi.
In contrasto, pertanto, con quanto affermato dal sindaco di Verona Flavio Tosi (leggi l’articolo), le indagini condotte dal PM Gennaro Ottaviano avrebbero rilevato fin dall’inizio l’assenza di un protocollo che imponesse alla centrale operativa dell’istituto di vigilanza titolare del contratto di appalto (Sicuritalia, subentrata a North East Service - NdR) di attivare procedure di allarme in caso di mancato inserimento del sistema di sicurezza all’orario stabilito.
In questo modo, i rapinatori entrati nel museo la sera del 19 novembre avevano potuto prelevare indisturbati 17 opere del valore stimato di 20 milioni di euro, sapendo che non sarebbe scattato alcun allarme, grazie alle informazioni che – secondo gli inquirenti – avrebbero ricevuto dalla guardia giurata che si trovava in servizio, arrestata assieme agli altri componenti della banda.
Cambia dunque il quadro delle responsabilità. Oltre quelle soggettive della guardia, quali sono le responsabilità – morali e forse non solo – di chi ha progettato la sicurezza del Museo di Castelvecchio? Come è possibile non prevedere che il mancato inserimento del sistema di allarme all’orario previsto in un museo che custodisce opere così preziose determini l’attivazione di una procedura di emergenza? Domande rese ancora più impellenti dal fatto che oggi sono disponibili sul mercato tecnologie in grado di proteggere le opere d’arte in modo permanente, soprattutto negli orari di apertura al pubblico (leggi l'articolo).
Un argomento di estrema importanza, per il quale è in programma un seminario dedicato nell’ambito del convegno Le Eccellenze per la Sicurezza 2016, che si terrà a Roma nel prossimo mese di ottobre.
Leggi il comunicato di Sicuritalia cliccando qui sotto:
