CCNL vigilanza e servizi di sicurezza, cosa sta succedendo?
editoriale di essecome
Abbiamo perso il conto di quante volte abbiamo dovuto bloccare all’ultimo l’annuncio della rinegoziazione del nuovo CCNL della vigilanza e servizi di sicurezza (già fiduciari), perché qualcuna delle parti al tavolo, tanto dal lato datoriale quanto da quello sindacale, si era improvvisamente resa conto di non avere mandato o interesse a firmare alle condizioni che pur aveva contribuito a raggiungere la notte prima.
Una situazione che adesso, a metà febbraio 2024, sta ormai entrando nel sesto mese, dopo aver superato non solo i limiti della comprensione ma anche quelli della decenza, dal momento che i negoziatori sapevano benissimo, ancor prima di iniziare, che dovevano fare solo una cosa: adeguare i minimi salariali concordati a maggio 2023 per dare una risposta alle gravi censure della Corte di Cassazione, della Magistratura Ordinaria e, non ultimo, della Procura di Milano.
Era poi logico immaginare che, partendo dalla base della piramide contrattuale, gli aumenti avrebbero dovuto interessare anche le guardie giurate non solo per un elementare criterio di equità ma anche per riconoscere e rappresentare le diverse responsabilità e i maggiori rischi in capo a lavoratori armati, demandati anche a compiti di sicurezza sussidiaria come, del resto, sembra voler sottolineare il DdL 902 presentato con tempestiva coincidenza poche settimane fa.
Quali potranno mai essere gli ostacoli che stanno invece ritardando una chiusura praticamente obbligata, che determina effetti devastanti sul mercato e, soprattutto, sui lavoratori che nel 2024 sono ormai in balia di una schizofrenia salariale in ragione dell’azienda per cui lavorano: commissariata, autodeterminata, a regime CCNL di maggio?
Il più scontato è la divisione del fronte imprenditoriale in tre posizioni contrapposte che rispecchiano puntualmente le decisioni auto o etero assunte sin qui sui salari:
- i "responsabili" che hanno preso atto dell’ineluttabilità della situazione;
- i "preoccupati" che, con lo spauracchio del magistrato, vorrebbero risolvere ma se non si spende è meglio;
- i "furbastri" che, non toccati dalle inchieste e lontani da tutto, puntano ad invadere il mercato sfruttando almeno nel breve termine la schizofrenia salariale di cui sopra.
E’ fin troppo chiaro che, in una fase cruciale di mercato, queste diversità di posizione in un momento critico come la rinegoziazione del CCNL riflettano scelte strategiche totalmente differenti sul ruolo dell’impresa, in quanto espressioni di ben diverso spessore umano e imprenditoriale delle proprietà.
Sul fronte della governance della categoria, se le associazioni datoriali non possono che rispecchiare le contraddizioni dei soggetti rappresentati, al netto delle capacità e delle inclinazioni individuali dei loro rappresentanti, sorge spontanea una delle molte domande sul ruolo espresso in questa sceneggiata dalle organizzazioni sindacali: ma come stanno tutelando gli interessi dei loro rappresentati, cioè i lavoratori?
Questo punto si è dimostrato finora un ostacolo forse ancora più ingombrante al tavolo delle trattative della stessa divisione degli imprenditori. Un mistero che attraversa il movimento sindacale da molto tempo, come dimostrano il CCNL della vigilanza del 2013 con l’introduzione dell’entry level da 5 euro l’ora e il suo mancato rinnovo per otto anni, fino ad arrivare all’ignominia del commissariamento giudiziale delle aziende che lo avevano applicato. Di fatto, un commissariamento dei sindacati che non hanno saputo compiere l’unica missione per cui esistono.
Ed ora, se è vero, come sembra, che la nuova fase della trattativa porterebbe in tasca ai lavoratori un aumento complessivo a regime, tra il contratto di maggio e questo che verrà, prossimo a 400 euro per gli operatori dei servizi ausiliari (che, ricordiamo, devono recuperare il gap legale della soglia di povertà) e superiore a 200 euro per le guardie giurate (che invece, non hanno gap da recuperare), perché o cosa aspettano a firmare?
Ognuno potrà darsi le risposte più appropriate, mentre siamo costretti ad assistere alla giungla dei cambi di appalto e dei licenziamenti collettivi dove l’unica legge è la solita, del più furbo o del più fortunato con la gogna del giudizio mediatico, sociale e politico che continua a danneggiare le persone e le aziende del settore.
(In caso di riproduzione anche parziale, citare la fonte)