Meno male che la magistratura c'è

A cura di Raffaello Juvara

Con la disponibilità del Ministero del Lavoro ad ospitare la discussione in merito al CCNL della vigilanza e servizi ausiliari alla sicurezza, dovrebbe essere iniziato in teoria il percorso di normalizzazione dopo gli interventi della magistratura che hanno fatto saltare il banco dei servizi sottopagati.
Il principale scopo del tavolo è l’adeguamento dei salari nel CCNL firmato dalle organizzazioni sindacali più rappresentative della categoria, compiendosi così un atto di giustizia nei confronti di tutti i lavoratori e, non ultimo, limitando l’intervento della magistratura.

Nella pratica il condizionale è d’obbligo, dal momento che il fronte datoriale chiamato a farsi carico di questi aumenti è tutt’altro che unito: alcune aziende temono di non poter adeguare in tempi brevi le tariffe a causa dell’indisponibilità dei propri committenti; altre addirittura di perdere le commesse per il ricorso a soluzioni alternative, come l’impiego di personale interno o modifiche organizzative; altre, infine, si spingono a nutrire fantasie commerciali più ardite cercando di approfittare della situazione.

Dedica una particolare attenzione a quest’ultimo aspetto l’avv. Carlo Fossati, Senior Partner dello Studio Legale Ichino Brugnatelli e Associati, nel commento alla sentenza del TAR Lombardia n. 272, del 4 settembre 2023 riportata da Confedersicurezza News: “Quello che sta succedendo oggi, in verità, è che numerose aziende del settore della vigilanza – per lo più del Nord Italia – si stanno forzosamente adeguando ai minimi retributivi imposti dalla magistratura, mentre altre aziende – perché semplicemente non coinvolte in inchieste penali su questo tema né sottoposte a accertamenti ispettivi o a controversie di lavoro – stanno “resistendo”, continuando a dare applicazione alle tabelle contenute nei CCNL di riferimento.” 

Ma di chi sarebbe la responsabilità di questa anomala situazione? L’avv. Fossati non ha dubbi, è dovuta al “cambiamento di passo epocale ad opera di una parte della magistratura, che ritiene oggi di poter imporre un’interpretazione dell’art. 36 Cost. svincolata dai parametri dei CCNL, anche se stipulati da organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e dunque nel quadro di una dinamica sindacale certamente “sana”. Nei fatti, e in estrema sintesi, questa magistratura (…) attribuisce a se stessa una sorta di “ruolo supplente” che le consentirebbe di intervenire laddove, secondo le sue valutazioni, il legislatore tardi a intervenire e le organizzazioni sindacali – anche se maggiormente rappresentative – non tutelino adeguatamente gli interessi e i diritti delle maestranze (...)."

Valuta diversamente l'intervento della magistratura il prof. Lucio Imberti, Ordinario di Diritto del Lavoro dell’Università di Bergamo:Confermo le valutazioni (…) di perplessità in merito all’indirizzo giurisprudenziale dove il Giudice tende a sostituirsi quale autorità salariale al sindacato (rectius: al sindacato comparativamente più rappresentativo). Nondimeno, il consolidarsi di questa giurisprudenza sembra dimostrare il fallimento, almeno in alcuni settori ad alta intensità di lavoro, della contrattazione collettiva anche se sottoscritta dai sindacati comparativamente più rappresentativi.
In altri termini, forse un poco semplicistici ma concettualmente chiari, se la giurisprudenza esercita un ruolo di supplenza ed è chiamata ad intervenire (in modo più o meno condivisibile) in numerose occasioni, evidentemente i soggetti che sono naturalmente titolari del potere di determinazione dei salari (…) non appaiono (a torto o a ragione) in grado di garantire una retribuzione conforme all’art. 36 della Costituzione.”

Dirimente la Cassazione con le pronunce 2 ottobre 2023 n. 27769 e 27771: “(La valutazione demandata al giudice) deve condurre sempre alla determinazione del quantum del salario costituzionale (…) operazione che, come si vedrà, la univoca giurisprudenza di questa Corte e lo stesso ordinamento (in alcune disposizioni di legge), vuole improntata in partenza al confronto parametrico con i livelli retributivi stabiliti dalla contrattazione collettiva (…) ritenuti idonei a realizzare, per naturale vocazione, le istanze sottese ai concetti costituzionali di sufficienza e di proporzionalità; fatto salvo, oltre ad eventuali disposizioni di legge, l’intervento correttivo del giudice sulla stessa contrattazione collettiva a tutela della precettività dell’art. 36 Cost.”

Chiarita dunque la legittimità dell’intervento della magistratura nella contrattazione collettiva per assicurare il rispetto dell'art. 36 Cost., riepiloghiamo brevemente gli effetti pratici ad oggi constatabili di tali interventi:

1. Per affrancarsi dal commissariamento, i due maggiori operatori sottoposti a giugno all’amministrazione giudiziale (Mondialpol e la cooperativa Servizi Fiduciari del consorzio Sicuritalia) si sono impegnati ad erogare aumenti che arriveranno al 38% a regime per allineare le retribuzioni ai criteri dell’art. 36 Cost. diventando un riferimento (non voluto) al quale si dovrà adeguare, prima o poi, l'intero comparto.
2. I medesimi operatori si sono inoltre impegnati ad assumere direttamente i lavoratori delle cooperative collegate eliminando una delle peggiori patologie della situazione antecedente, foriera di potenziali risvolti penali correlati.
3. Per evitare l’intervento della magistratura, altri operatori hanno elevato spontaneamente le retribuzioni in attesa della riformulazione del CCNL in corso d’opera al Ministero del Lavoro. 
4. Quando le parti più rappresentative della categoria sedute al Ministero avranno trovato la necessaria sintesi per la parte retributiva, l'intero settore si confronterà senza disparità con le diverse categorie di committenti per adeguare le tariffe ai nuovi costi del lavoro.
5. A quel punto sarà compito degli operatori sostenere i nuovi prezzi proponendo servizi più qualificati in termini di competenze, professionalità, certificazioni e quant’altro possa permettere ai committenti di riconoscere il maggior valore offerto e di ottimizzare l’utilizzo delle risorse a disposizione.

Sembra dunque che, dopo almeno tre decenni di torbida inerzia dell’intero sistema, nell’arco di soli tre mesi si sia determinata una straordinaria opportunità di rinnovamento e di riqualificazione del mondo dei servizi di sicurezza che avrà ricadute positive per tutti gli stakeholder a partire, naturalmente, dai 100.000 e passa lavoratori che avranno una retribuzione che dovrebbe finalmente consentire “una vita non solo non povera ma perfino dignitosa” (motivo n. 13 Cass. 2 ott. n.27769 - 27771).

Per arrivare a questo punto sono dovuti intervenire procure e tribunali a più livelli ed a più riprese per sopperire all’incapacità delle parti di autodeterminarsi correttamente ed è per questo motivo che, con buona pace di quanti avrebbero voluto mantenere lo status quo, ci sentiamo di affermare con convinzione: meno male che la magistratura c’è!

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