FederSicurezza: V rapporto annuale sulla vigilanza
Roma – Luigi Gabriele, presidente di FederSicurezza, Federazione del settore della vigilanza e sicurezza privata di Confcommercio, presenta il 16 luglio presso la sede di Piazza Gioacchino Belli il V Rapporto FederSicurezza 2013 dal titolo “Default della Vigilanza Privata: Italia meno sicura”.
Alla relazione del prof. Pierluigi Ascani, che ha condotto l’indagine sugli Istituti di Vigilanza, seguiranno un’analisi dei bilanci 2012 e dell’andamento economico recente delle stesse aziende realizzata dall’Ufficio Studi FederSicurezza, e da un intervento di scenario sulla situazione delle imprese di sicurezza negli altri paesi europei, svolto dal Vice Presidente di CoESS (la Confederazione europea del settore) Antonello Villa.
Anticipiamo alcuni brani del rapporto.
“Il Rapporto FederSicurezza racconta di un’Italia che cambia, e con essa le abitudini, le aspettative e le istanze di sicurezza dei cittadini. E racconta di una vigilanza che fatica a rinnovarsi e che senza rinnovamento rischia un default che potrebbe fare il triste paio con il crollo del sistema paese.
Cala chi produce sicurezza nel paese.
In un clima di paura, che cresce anche a seguito dell’acutizzarsi della crisi economica e della nascita di sempre nuove categorie di “poveri”; cala però il comparto che sarebbe più titolato a rispondere alle richieste di sicurezza degli italiani: la sicurezza privata. Nel 2012 i dipendenti da imprese di vigilanza privata erano infatti 52.227 unità, in calo del 2,40% rispetto al 2011. Tra questi operatori, le guardie particolari giurate ammontavano a 47.064, quasi il 2% in meno rispetto alle 47.982 guardie censite nel 2011. Alcune sono state riciclate come operatori disarmati; altre sono finite per strada, come dimostra l’impennata di cassa integrazione. Vista dall’Europa, la vigilanza privata italiana nel 2012 contava una guardia giurata ogni 1378 cittadini, contro un rappresentante delle forze dell’ordine ogni 235 persone. Il dato si potrebbe leggere ottimisticamente come un potenziale di crescita del 150%, oppure - più mestamente - come un elemento di sottosviluppo, dal momento che solo Austria, Cipro e Grecia producono un fatturato, rapportato al PIL, inferiore a quello della sicurezza privata italiana (0,17% rispetto allo 0,4% della media europea).
Il default della vigilanza privata
I numeri non sono in effetti confortanti. L’Osservatorio sulle società di vigilanza e sicurezza privata, ricerca commissionata da FederSicurezza a Format Research, compara le imprese della sicurezza del 2013 all’universo delle imprese italiane che lottano per la competitività in altri settori, evidenziandone luci e ombre. Le imprese della sicurezza mostrano maggiore sofferenza (52%) rispetto al resto delle imprese italiane interpellate (49,2%), ma gli operatori di sicurezza che nel 2012 hanno migliorato le proprie performance (7,3%) assommano una percentuale maggiore rispetto al resto del campione (5,4 %). Risulta premiante la scelta di proporre servizi fiduciari, che nel 2012 hanno visto un trend più favorevole rispetto alla vigilanza tradizionale e che sono oggetto di attese migliori per il 2013. Ed è premiante il dimensionamento aziendale, visto che l’andamento dei ricavi – sia nel 2012, sia nella prospettiva 2013 - è migliore della media del campione per le imprese più grandi, stabile per le imprese di dimensioni intermedie e peggiore per le più piccole. Non è però premiante lo scenario generale: la pressione fiscale, la crisi e i tempi di pagamento dei clienti della sicurezza, nettamente superiori alla media del campione nazionale, mettono a dura prova le tenuta finanziaria delle aziende. Il credit crunch fa il resto. Non sorprende quindi che le condizioni finanziarie delle imprese della sicurezza appaiano più precarie rispetto alla media del campione (nel 2012 solo un’impresa piccola su cinque è riuscita a far fronte agli impegni finanziari). E non sorprende che il 28,8% delle imprese della sicurezza, negli ultimi dodici mesi, non abbia effettuato investimenti, con una percentuale che sale al 36,5% nelle previsioni 2013.
Tecnologia vs. uomini
Deve forse sorprendere che un settore per anni ritenuto anticiclico, in forza della sua funzione di sussidiarietà alla produzione di sicurezza primaria nel paese, stia risentendo così profondamente degli scossoni congiunturali. Sorprende a maggior ragione se si ragiona sulla tenuta della domanda.
E c’è in effetti un segmento che cresce, ed è quello che risponde alla richiesta di sicurezza degli italiani attraverso la tecnologia: sistemi d’allarme, videosorveglianza, controllo accessi. Il comparto Automazione e Sicurezza continua infatti a tenere, con un 2011 chiuso a quasi + 5,% e un coraggioso +1,31% nel 2012, secondo le ultime rilevazioni di ANIE Sicurezza.
Ma la video sorveglianza serve a poco, come c’insegna la cronaca, se mancano gli addetti ai monitor che la presidiano, se i tecnici non verificano periodicamente funzionamento, collocazione e manutenzione delle telecamere, e soprattutto se non ci sono pattuglie che intervengono sul posto.
Anche di guardie giurate."
A cura della Redazione