Garante della privacy, ultima Relazione di Antonello Soro
Antonello Soro, presidente del Collegio dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ha presentato l'ultima Relazione annuale del suo mandato, intitolata "Universo dei dati e libertà della persona". Accanto ai dati del 2018 - fra i quali 130 ricorsi, 27 denunce all'Autorità Giudiziaria, 707 violazioni amministrative e 22.800 quesiti riscontrati (leggi) - Soro ha tracciato il bilancio dell'attività svolta nei sette anni del suo mandato, durante i quali si è compiuta la trasformazione digitale, che ritiene possa essere "presupposto tanto di espansione quanto di limitazione delle libertà, se si inverte il rapporto tra mezzo e fine."
Molto netta la presa di posizione nei confronti del "capitalismo della sorveglianza" che parrebbe sia sviluppato soprattutto in Cina: "La sinergia tra assenza di norme efficaci a tutela della privacy e dirigismo (anche) economico favorisce, infatti, una sostanziale osmosi informativa tra i provider e il Governo cinese che, anche per ragioni culturali, può massivamente raccogliere dati personali, da riutilizzare per le finalità più diverse: dalla sicurezza nazionale alla promozione dell’intelligenza artificiale. E persino per la realizzazione di un sistema di controllo sociale fondato sul capillare monitoraggio e la penalizzazione di comportamenti ritenuti socialmente indesiderabili, con la preclusione all’accesso persino a determinate scuole o ad altri servizi di welfare. La “vita a punti” dei cinesi sembra così indicare il rischio di un nuovo totalitarismo digitale, fondato sull’uso della tecnologia per un controllo ubiquitario sul cittadino e su un vero e proprio capitalismo della sorveglianza."
Appassionato infine il riferimento all'etica della tecnologia digitale: "Neutralità, statuto proprietario e, più in generale, sostenibilità etica e giuridica della tecnologia divengono, quindi, una questione democratica ineludibile. Così come la sovranità si fondava, classicamente, sull’esclusività dell’uso legittimo della forza, oggi si basa sul dominio della potenza di calcolo, che non può quindi sottrarsi a una progettualità etica, politica e anche giuridica: non può, in altri termini, restare avulsa dalla forma democratica. È questo l’obiettivo dell’Europa che, non solo con il codice etico per l’intelligenza artificiale ma soprattutto con i principi fondativi della disciplina di protezione dati, intende coniugare innovazione e dignità."
Commenta l'avv. Maria Cupolo:
Il cambiamento che stiamo vivendo e che ci proietta in una dimensione digitale ed in un mondo “iperconnesso”, non può che farci riflettere sulla necessità quanto mai evidente di comprendere come dietro all’evoluzione tecnologica ed all’innovazione ci siano i diritti e le libertà degli individui.
È a questo infatti che la stessa Regolamentazione Europea (GDPR) si rivolge laddove, con riferimento al concetto di “privacy by design”, richiede che la protezione dei dati, in un cambio di prospettiva, venga adottata sin dalla fase della progettazione. E’ sin dal momento di determinare i mezzi del trattamento (si pensi alle scelte di soluzioni, sistemi, tecnologie) nonché all’atto stesso del trattamento, che occorre tener conto della natura, delle finalità, del contesto così come dei rischi e gravità per i diritti e le libertà dell’individuo e così individuare le misure di sicurezza adeguate per garantire la tutela dell’interessato.
Ed ancora occorre sottolineare la consapevolezza di tutti i soggetti coinvolti, basti pensare al Considerando 78 del GDPR ed al ruolo di “produttori dei prodotti, dei servizi e delle applicazioni, che dovrebbero essere incoraggiati allorché sviluppano e progettano tali prodotti, servizi e applicazioni e, tenuto debito conto dello stato dell’arte, a far si che i titolari del trattamento e i responsabili del trattamento possano adempiere ai loro obblighi di protezione dei dati”. È così dunque che si rafforza la necessità di “promuovere la fiducia nel digitale indispensabile per il suo sviluppo e per la sua sostenibilità”, è così dunque che si può far leva sulla necessaria consapevolezza affinché sia possibile avere una maggiore attenzione e “strategie unitarie” per garantire la sicurezza dei dati e dei sistemi, è così che è possibile rivalutare l’utilizzo della tecnologia quale risorsa e non quale mero strumento di controllo, è così che garanzie e fiducia possono riportare al centro l’uomo, i suoi diritti e le sue libertà verso un atteggiamento sempre più etico e responsabile per “coniugare innovazione e dignità”.
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