Cosa succede se la sicurezza diventa popolare per legge?

Nel 2018 si è parlato molto degli effetti della digitalizzazione sul sistema della sicurezza privata. Si è partiti dalle potenzialità e dai rischi delle nuove tecnologie per arrivare all’evoluzione delle competenze delle figure professionali interessate, passando per il cambiamento delle esigenze degli utilizzatori che hanno dovuto rivedere i propri modelli di business e di organizzazione aziendale.

L’entrata in vigore del GDPR ha ulteriormente drammatizzato lo scenario, costringendo anche i più ostili al cambiamento a prendere atto degli effetti della rivoluzione digitale perfino sui ruoli più tradizionali del sistema produttivo (come quelli di “fornitore” e di “datore di lavoro”) e doversi confrontare con le nuove responsabilità legate alla sicurezza dei dati, diventati il bene più prezioso nell’era digitale.

Nell’affanno iniziale di interpretare il GDPR, non è stata messa del tutto a fuoco una delle novità forse più importanti per il sistema intero: l’obbligo dei titolari del trattamento dei dati personali di terzi a provvedere alla loro tutela ha proiettato la sicurezza dalla sfera della volontarietà (di élite di persone e di aziende con beni da difendere) a quella della cogenza (per chiunque tratti dati di terzi).

Quali saranno gli effetti di questo passaggio della sicurezza dalla tradizionale dimensione aristocratica a quella popolare imposta per legge?

Quello forse più scontato sarà l’aumento della platea degli utilizzatori, con l’arrivo degli “obbligati dal GDPR”, costretti a mettere in sicurezza i sistemi fisici e informatici con i quali trattano i dati dei terzi. E si può immaginare che dall’ampliamento del mercato deriveranno riduzioni dei prezzi e impieghi allargati delle tecnologie, come è avvenuto in tutti i settori hi-tech.

Del resto, già oggi le infrastrutture per la sicurezza vengono impiegate per scopi diversi: analisi del business, ottimizzazione dei punti vendita, automazione degli edifici sono solo gli esempi più noti ma siamo solo all’inizio del percorso.

Qualcuno sostiene che Intelligenza Artificiale, IoT e Big Data, i tre pilastri dell’era digitale, debbano venire ancora integrati pienamente nella sicurezza e che, quando questo sarà avvenuto, nelle organizzazioni sarà la funzione security a condurre le danze, anche perché adesso deve “far cose” imposte per legge.

Altri, invece, immaginano il contrario, con la sicurezza che diventerà un “prodotto secondario” di altre funzioni e di altri sistemi tecnologici, essendo diventata un obbligo al quale dover adempiere nel modo più semplice ed economico, non necessariamente più efficace.

C’è da scommettere che entrambi gli scenari influiranno in modo determinante sul futuro dell’industria della sicurezza privata.

(L'editoriale di essecome 4/2018 - in caso di riproduzione citare la fonte)

 

#essecome #GDPR #Intelligenza Artificiale #IoT #Big Data

errore