Rapina a Milano, quale il ruolo dell'installatore?
Milano – La rapina alla gioielleria di via dell’Orso a Milano, avvenuta lo scorso 21 marzo, apre una serie di considerazioni di estrema importanza sul tema della responsabilità dell’installatore. Chi ha aggredito e ucciso il gioielliere Giovanni Veronesi sarebbe infatti una persona che aveva lavorato fino a poco tempo prima della rapina alle dipendenze della ditta che aveva installato l’impianto di videosorveglianza nel negozio.
Secondo le prime ricostruzioni l’aggressore si sarebbe presentato alla porta del negozio dichiarando di dover fare un controllo all’impianto; Veronesi lo conosceva in quanto dipendente del suo installatore e lo ha fatto entrare. Gli inquirenti stanno tuttora ricostruendo la dinamica dei fatti, che hanno successivamente portato all’uccisione del gioielliere.
Un gravissimo episodio che, al di là della responsabilità individuale del presunto assassino, ha creato in prima battuta un problema di immagine per la categoria, come ha giustamente sottolineato Aldo Coronati, presidente AIPS, l’associazione degli installatori professionali della sicurezza, da noi interpellato sull’argomento: «La notizia di cronaca apparsa su tutti i giornali "gioielliere ucciso, arrestato l'installatore del sistema di sicurezza", porta all'attenzione i temi importantissimi per i quali si batte continuamente l'Associazione che mi onoro di rappresentare: AIPS - Associazione Installatori Professionali di Sicurezza. Infatti, oltre alla professionalità che deve caratterizzare gli operatori di questo settore, non devono passare in secondo ordine la serietà, l'etica e le responsabilità sia dei titolari delle aziende che dei propri collaboratori. È in quest'ottica che tutti gli installatori seri e responsabili pongono in essere adeguate misure di tutela nell'interesse precipuo della salvaguardia dei propri clienti attraverso l'accurata selezione del personale e una idonea copertura assicurativa. Certo è che tutte le precauzioni possibili, le regole, le stesse leggi potranno risultare inefficaci nei casi, come quello citato, in cui la follia di un gesto inconsulto superi ogni preventivo controllo».
È evidente che la rapina ripropone la questione dell’infedeltà del personale che lavora alle dipendenze degli installatori. Oltre all’aspetto assicurativo, che rientra tra i rischi coperti dalle polizze di responsabilità civile, i problemi aperti da questo fatto riguardano da una lato la possibilità di selezionare il personale in base ai requisiti soggettivi (precedenti penali e carichi pendenti), visto che il presunto assassino aveva precedenti penali abbastanza gravi; dall’altro, il dovere di tutelare i clienti attraverso la comunicazione tempestiva dell’identità dei propri dipendenti autorizzati a operare. Una prassi, quest’ultima, imposta dai grandi clienti dotati di proprie procedure di sicurezza , che dovrebbe venire applicata in modo autonomo dagli installatori nei confronti di tutta l’utenza, a tutela delle proprie responsabilità e dell’immagine della categoria.
A cura di Raffaello Juvara