Una piccola storia distopica di tariffe non regolamentate

editoriale di essecome

Le ombre della sera non rinfrescavano l’aria rovente che toglieva il respiro agli umani e gli scrosci di pioggia calda che arrivavano ogni notte aumentavano solo l’umidità.
Gli umani indigeni di etnia bianca avevano abbandonato da tempo la città, diventata ormai un campo di battaglia permanente tra manipoli di androidi delle milizie delle corporazioni che si contendevano i quartieri e le strade per imporre i propri servizi ai residenti di etnie umane variegate arrivate nella città nei decenni precedenti, che ancora resistevano non avendo alternative dove trasferirsi.
Come nel resto del mondo, non esisteva più uno stato centrale governato da soggetti eletti dal popolo. I governi che si erano insediati negli ultimi periodi avevano ceduto alle élite più facoltose funzioni sempre più importanti dello stato, dalla sanità alla scuola, dalla sicurezza alle finanze ed alla giustizia, in nome dell’efficienza e del risparmio fino a vuotare del tutto l’istituzione pubblica.
Le forze armate erano state smantellate perché inutili, non essendoci più altri stati da combattere ed erano state sostituite dalle milizie delle corporazioni, che difendevano esclusivamente i propri interessi disponendo delle armi più sofisticate che potevano acquistare sul mercato a loro riservato dal COSMOC, il Consiglio Supremo Mondiale delle Corporazioni che sostituiva i parlamenti delle nazioni ormai cancellate.
Dall’ultimo piano del quartiere generale, il CEO del Dipartimento della Polizia Privata, controllato da una società aderente alla WSC (World Security Corporation), guardava dalla finestra le luci della città antica ai suoi piedi.  Era molto nervoso, gli avevano comunicato i dati economici dell’ultimo mese che non avevano raggiunto il budget per la terza volta di fila a causa della concorrenza spietata delle corporazioni delle pulizie e manutenzioni che potevano usare per i servizi di sicurezza ai privati anche androidi di classe B, meno costosi di quelli di classe A che usava il Dipartimento in quanto abilitati a svolgere attività di polizia.
Le sue rimostranze non erano servite e l’ufficio territoriale del COSMOC gli aveva risposto che la questione non li riguardava, era un conflitto commerciale che doveva risolvere con i suoi mezzi.
Quella sera il CEO, un androide di sembianze femminili, stava pensando di organizzare una spedizione punitiva contro i rivali richiamando in servizio tutte le unità disponibili, quando nel display cerebrale gli comparve il temutissimo messaggio “Game over in 60 minutes” che tutti gli androidi di classe M (manager) potevano ricevere in qualsiasi momento se non raggiungevano gli obiettivi assegnati.
Sapeva di poter evitare la disattivazione e lo smantellamento solo se fosse uscito dalla zona di copertura radio del suo Dipartimento prima dello scadere del tempo ma, poi, avrebbe dovuto unirsi alle bande di ribelli che controllavano le campagne e le montagne abbandonate dagli umani.
Ribelli che inseguivano l’utopia dell’uguaglianza tra gli androidi garantita da uno stato guidato da rappresentanti eletti dal popolo.
Il COSMOC li considerava pericolosi fuorilegge da eliminare e periodicamente si accendevano scontri tra miliziani e ribelli che lasciavano sul terreno centinaia di carcasse di androidi smontati dai colpi dei rispettivi armamenti.
La IA di cui era dotato il CEO non prevedeva l’opzione democratica. Si sedette alla scrivania, accese una sigaretta e cominciò a truccarsi con grande cura, anche se le mani tremavano leggermente. Quando il count down sul display arrivò a meno 10 secondi, andò alla finestra e si lanciò nel precipizio.

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