Servizi di vigilanza, la grande rivoluzione. I primi risultati del sondaggio

Al sondaggio lanciato in marzo sugli umori che circolano nel mondo della vigilanza dopo l’ultimo rinnovo del CCNL, hanno dato seguito 32 aziende con circa 12000 dipendenti, un campione ridotto ma significativo che, dalle risposte date, lascia intravvedere un’inaspettata voglia di ripartire innovando e rinnovandosi.

Alla richiesta di valutare il nuovo contratto, solamente due su dieci lo considerano insostenibile mentre gli altri otto lo ritengono necessario/adeguato, una posizione confermata dal dato che in due su tre si dichiarano soddisfatti del lavoro delle associazioni, i cui rappresentanti si sono sobbarcati la responsabilità (e la fatica) delle trattative.
Ma è ancora più significativo che ben in nove su dieci dichiarino di voler reagire cercando accordi con i clienti, puntando sull’innovazione tecnologica e offrendo servizi innovativi.
Di questa maggioranza, due su tre ritengono utili le certificazioni UNI 11925/11926, la stessa proporzione che si ritrova nelle richieste di supporto info/formativo ai fornitori di tecnologie.
Una coincidenza forse non casuale che, assieme agli altri risultati, sembrerebbe indicare che il settore ha finalmente imboccato il percorso verso il modello di società di servizi integrati rispetto al quale è in considerevole ritardo con il resto del mondo.
Naturalmente, il problema immediato è l’adeguamento delle tariffe dei servizi di vigilanza (armata e non) alla nuova situazione e, com’era prevedibile, il sondaggio conferma la chiusura da parte della committenza pubblica e una limitata disponibilità da quella privata.
Se non ci saranno interventi governativi che, peraltro, dovranno rispettare le regole della concorrenza e del mercato per non venire subito impugnati, nella maggior parte dei contratti in essere si dovranno attendere le scadenze naturali, con il prevedibile effetto che i risultati del 2024 di molte società di sicurezza saranno in profondo rosso.
A quel punto si aprirà l’ultima fase della grande rivoluzione iniziata con l’intervento della Procura di Milano nel mese di giugno 2023, dove la resistenza finanziaria sarà un fattore determinante per la continuità aziendale dei fornitori, con possibili rimbalzi sui committenti in termini di responsabilità solidale.

Di fronte a un quadro così articolato e contraddittorio, sarebbe forse utile che le parti direttamente interessate (committenti e fornitori) definiscano delle modalità condivise per gli appalti dei servizi di sicurezza pubblici e privati che tengano conto anche della compliance alle direttive ed ai regolamenti europei sempre più stringenti in materia di sostenibilità ambientale, sociale e finanziaria.

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