Garante Privacy alle Camere: sì ai controlli a distanza del Jobs Act, no alla profilazione
Nella relazione annuale alle Camere dell’Autorità Garante dei Dati Personali, il presidente Soro si è limitato a evidenziare i rischi per la privacy dei lavoratori che potrebbero derivare dal Jobs Act, smentendo le previsioni di un attacco frontale alle possibilità di controlli a distanza sui sistemi elettronici in uso sul posto di lavoro.
Questo il passaggio del discorso del 23 giugno:
"Nei rapporti di lavoro il crescente ricorso alle tecnologie nell’organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea – un tempo netta – tra vita privata e lavorativa. È auspicabile che il decreto legislativo all’esame delle Camere sappia ordinare i cambiamenti resi possibili dalle innovazioni in una cornice di garanzie che impediscano forme ingiustificate e invasive di controllo, nel rispetto della delega e dei vincoli della legislazione europea. Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Nel settore privato, abbiamo avviato puntuali accertamenti per verificare il rispetto delle prescrizioni, a suo tempo impartite alle banche, al fine di innalzare i livelli di sicurezza dei sistemi e dei dati dei correntisti. La sicurezza del resto ha un ruolo centrale nel nuovo Regolamento UE – giunto alla fase finale – che spinge, tra l’altro, verso l’adozione di modelli che incorporano la sicurezza dei dati direttamente nelle tecnologie, promuove valutazioni di impatto ed analisi dei rischi ed assegna alle Autorità nuovi e rilevanti compiti come nel caso dei sistemi di certificazioni europee".
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